
9 - L'Eremita
La nona carta degli Arcani Maggiori è una delle carte più allegoriche e di profonda imponenza dei Tarocchi, non è un caso che il numero 9 sia il numero tradizionalmente riservato all’Iniziazione.
Ci troviamo di fronte all’ascesi, al mistero e alla potenza interiore di un vecchio, generalmente raffigurato con una lunga barba bianca, avvolto in un mantello, che procede in solitudine, facendosi luce con una lanterna tenuta alta nella mano destra, mentre con la sinistra si appoggia ad un bastone. La lanterna che gli illumina la via, rappresenta la conoscenza segreta riservata agli iniziati, la strada che percorre è lunga, impervia e difficile, come appunto è la conoscenza e la ricerca di se stessi. La luce della lanterna potrebbe essere una luce interiore che guida il suo stesso cammino, o anche una fonte di saggezza offerta ai discepoli. I piedi dell’Eremita sono nascosti, il bastone è l’unico contatto con la terra, non gli serve per sorreggersi, ma per captare l’energia terrestre, che così passa per il bastone e arriva allo spirito dell’uomo. Il serpente sul terreno, vicino al bastone, è il simbolo delle passioni egoistiche dell’uomo che l’Eremita è in grado di sublimare e depurare, ma il rettile può anche rappresentare, secondo una interpretazione gnostica, il serpente tentatore che consigliò Adamo ed Eva la disubbidienza a Dio, mangiando il frutto proibito dell’albero della conoscenza .
L’Eremita cammina un po’ curvo, con prudenza e lentamente; dal suo viso traspare la saggezza acquisita negli anni, il distacco dal mondo e la rinuncia alle vanità mondane. Il suo abbigliamento essenziale, ma non povero né lacero, ne è la prova. La stoffa interna del mantello sembra più preziosa di quella esterna, e questa differenza sta a indicare che le ricchezze interiori sono assai più preziose di quelle esteriori. La pesantezza del suo abbigliamento suggerisce il freddo, l’inverno, rimanda anche a una certa freddezza della saggezza, all’intima solitudine dell’iniziato.
Gli strati e le pieghe del tessuto possono essere interpretati come gli “strati” del vissuto, sono il segno della sua grande esperienza.
Il vecchio eremita, l’eterno viandante alla ricerca di qualcosa, ci ricorda Diogene: la leggenda infatti narra che Diogene si aggirasse con una lampada in mano, e a chi gli chiedeva che cosa cercasse, rispondeva “cerco l’uomo”: la stessa cosa che anche il nostro Eremita sembra cercare.
La potenza di questa carta è evidente: è un personaggio che simboleggia la profonda introspezione, la meditazione raggiunta con calma e distacco, ma anche la conoscenza interiore. La legge interiore diventa norma che guida il cammino: l’iniziato è in grado di muoversi da solo, non ha altra guida che se stesso.
In ogni civiltà e in ogni religione sono presenti dei riti di iniziazione: prove difficili, cruente, che mettono a dura prova tutta l’energia, il coraggio, la pazienza, la tenacia del neofita. La carta indica, quindi, che lo sforzo per raggiungere una meta deve essere proporzionale all’intensità del desiderio e alla difficoltà dell’ostacolo: niente è impossibile se ci si sforza e lo si vuole a sufficienza.
L’Eremita rappresenta anche la Prudenza, una delle Virtù tra le più difficili da praticare La prudenza dell’Eremita è quella intesa come una vigilanza, prontezza a cogliere il segno divino nella vita quotidiana.
La carta indica che non bisogna aspettarsi aiuto dall’esterno, ma andare avanti da soli, senza cercare consensi; infatti è nella solitudine che Dio si manifesta più frequentemente. L’isolamento e l’umiltà sono per lui la condizione necessaria per entrare in sintonia con l’Universo.